Formato: boccetta 60 ml in vetro (campione da 2 ml)
Stilografica della prova: Lamy Vista (M)
Carta: Rhodia, blocco 80 g/m²
Nel mio recente ordine di inchiostri del produttore polacco KWZ, di cui ho già parlato nell’introduzione alla recensione di IG Turquoise, erano inclusi anche alcuni campioni di altri inchiostri: IG Gummiberry è uno di questi. Ringrazio ancora KWZ Ink per avermi inviato questo campione a scopo di recensione, non ho ricevuto nessun altro tipo di compensazione per questo articolo. Gli inchiostri KWZ possono essere comperati sul loro sito, per il momento.
Una colorazione intermedia di IG Gummiberry, prima di scurirsi del tutto.
IG Gummiberry, come indica la sigla IG (Iron Gall) è un inchiostro con una componente ferro-gallica nella sua composizione. Questo significa che siamo davanti ad un prodotto con delle proprietà di resistenza all’acqua e di permanenza. Il test con acqua che potete vedere nell’immagine che chiude questa recensione lo conferma: la parte viola se ne va una volta bagnata, ma la componente ferro gallica rimane sulla pagina. L’unico «difetto» degli inchiostri ferro-gallici è che potrebbero necessitare di maggiori attenzioni nella pulizia delle penne, anche se queste formulazioni moderne non dovrebbero avere grossi problemi in tal senso.
Il colore di IG Gummiberry prima e dopo l’ossidazione
IG Gummiberry, così come anche IG Turquoise, è un inchiostro dall’ottimo flusso e scorrevolezza di scrittura, rendendolo molto piacevole da usare. A costo di ripetermi tra le recensioni, queste caratteristiche sono sorprendenti, se le confronto con gli altri inchiostri ferro-gallici che ho avuto modo di provare.
Il colore di Gummiberry passa da un viola purpureo durante la scrittura, ad un viola-nero piuttosto scuro man mano che la componente ferro-gallica si ossida. Una volta scuritosi l’inchiostro, la sfumatura inizialmente piuttosto visibile purtroppo si perde abbastanza. Ciò nonostante, IG Gummiberry rimane comunque più «vivo» e variato dell’unico altro viola che abbia mai provato (Diamine Damson, che era davvero molto «piatto»).
IG Gummiberry perde un po’ in sfumatura una volta scuritosi.
Su carta economica, il comportamento di Gummiberry è intermedio: meglio di molti inchiostri tradizionali, un po’ peggio di ferro gallici più classici (ma che del resto hanno davvero un flusso molto, molto controllato, e questo li avvantaggia). In generale, comunque, niente male.
È stato interessante provare, una volta tanto, un colore al di fuori del mio classico «sottoinsieme». Se dovessi un giorno prendere un colore di questo tipo per usarlo più costantemente, forse opterei per qualcosa di più chiaro. D’altro canto, però, la tonalità scura di IG Gummiberry una volta ossidato apre i campi di utilizzo di questo inchiostro a molti altri scenari, dove potrebbe essere scambiato per un normale nero ad una veloce occhiata, e dove la resistenza all’acqua potrebbe essere un fattore interessante.
La prova con acqua è stata fatta passando numerose volte un cotton fioc bagnato, e lasciando prima «asciugare» l’inchiostro per circa 15 minuti dopo la scrittura.
PS: ma si chiama Gummiberry per questo motivo?
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